Post più popolari

lunedì 24 ottobre 2011

Ecco, non scrivo più, che mona.


Ma mano che l'effetto del *** cresce e la mia coscienza decresce. Non cercate le fonti di ste boiate che scrivo,in un certo senso me le sto inventando di sana pianta, ma in fin dei conti è solo un altro modo di esprimere quello che penso.
Capita, spesso, che nei periodi difficili ci si metta a pensare a cosa c'è e a cosa manca. Si fa un punto su quanto si è ottenuto e su cosa vogliamo ottenere. E' un processo del tutto normale, alla base della struttura stessa della natura. I guai, di solito, cominciano con una contorta riflessione, in caso questi facciano la loro comparsa, sulla natura un po' perversa del creato, sulla sfiga, la fortuna (solitamente intesa come merito) e quant'altro Nostro Signore abbia deciso di condire l'esistenza. Solitamente il passo falso consiste nel non trovare un'adeguata risposta ai nostri bisogni, cosa che comporta un necessario approfondimento riguardo la natura dei propri desideri. Siano essi di natura materiale o spirituale, l'approfondimento porta sempre con se una crisi. Crisi deriva dal greco e non sta ad indicare un momento difficile in se e per se, quanto più una accresciuta consapevolezza, la presa di coscienza che si fa carnefice e salvatore. Così come la morte del leone “Io voglio” è necessaria (Nietzsche), cosi la crisi è la morte redentrice da cui si creano nuovi valori, in un processo continuo di condanna, trasformazione e reazione. Di fatto, l'imprevedibilità dello svolgersi degli eventi rende la ricerca di un concetto di verità assolutamente aleatoria, cosi anche il concetto di verità decade, rendendo vano, di conseguenza, ogni criterio di assolutezza. E' la sintesi del relativismo:

“Ti scoperesti mai Moira Orfei?”
“Dipende....”

La risposta ad una domanda sulla morale provoca sempre a più persone un certo imbarazzo. Con la superstizione cattolica che finalmente va a farsi fottere, un po' per volta ma ci sta andando, anche il concetto di bene e di male comincia a decadere nella sua struttura e nella sua forma. Non avendo più un concetto chiaro di giusto o sbagliato tutto si trova come sospeso in attesa di giudizio, una stella inchiodata sulla sconfinata volta celeste delle perplessità. Non potendo restare uguali a se stessi ed immutabili in eterno (capito Chiesa Cattolica Apostolica Romana?) anche gli oggetti di questi dubbi necessitano di una collocazione. Così, qualcuno, prima o poi, dovrà prendere una decisione, dovrà, non solo a parole, mettersi al posto di Dio e giudicare. Poi un altro. Un altro ancora. Cosi si viene a formare un fottuto Pantheon, dove tante teste d'uovo hanno da spacciare un concetto di verità a loro caro e apparentemente appropriato alla loro fetta di universo. Cronaca recente è la smisurata crescita delle più variopinte (lode a Xenu!) e roccambolesche forme di masturbazione karmica mai concepite dall'umanità dai tempi della medicina umorale ad oggi. Cristo santo, anche il Nazismo aveva più senso!
Tutto questo avviene, ovviamente, quando la mancata e ripetuta assenza di risposte ad un bisogno con conseguente crisi porta alla più temibili condizioni dell'essere umano: il bisogno ideologico. Questo bisogno subdolo non è diverso dallo stimolo impellente, che in alcuni è innato, di trovare le risposte a quelle benedette domande fondamentali della vita, l'universo e tutto quanto. “Perchè siamo qui?” “Cosa facciamo?” (fa su!) “Cosa c'è dopo la morte?” ma soprattutto come sostiene il filosofo metafisico statunitense A. J. Simpson “AH! LA MORTE!”. In nome dell'ansia della morte si fanno più cazzate che sotto l'effetto degli ormoni adolescenziali.

Se ci avete capito qualcosa beati voi.

3 commenti:

  1. Chiamasi seghe mentali, apprezzabilissime per carità di dio (uopppss!) ma rimangono seghe mentali, a quando una birretta?! ;)

    RispondiElimina
  2. Comunque sono lieta che un mio commento dia il titolo ad un post su di un blog in cui non scrivevi dal ventordici. Ti dò l'idea per il prossimo post, anzi no, ti lascio con una bella favoletta zen, che so che ti piace e dopo aver detto masturbazione karmica ti sei sbrodolato addosso...te stesso.

    Joshu cominciò lo studio dello Zen quando aveva sessant'anni e continuò sino agli ottanta, allorché realizzò lo Zen.
    Insegnò dell'età di ottant'anni sino a quando raggiunse i centovent'anni.
    Una volta uno studente gli domandò: " Se nella mia mente non c'è nulla, cosa devo fare?"
    Joshu rispose : "Buttalo via".
    "Ma se non c'è nulla, come faccio a buttarlo via?" insistette l'allievo.
    "Be' , " disse Joshu "allora attualo".

    RispondiElimina